Il Tell deve eseguirsi in lingua francese

Guillaume Tell. Produzione di Damiano Michieletto. Covent Garden

Il Tell deve eseguirsi in lingua francese, la lingua in cui l’opera è stata scritta, perché il Guillaume Tell è un’opera francese, composta da Rossini a Parigi su libretto di poeti francesi. La traduzione italiana di Calisto Bassi fu contestata dallo stesso Rossini, che non approvò l’adozione di altra lingua per questo suo estremo capolavoro.

Francese non è solo l’idioma: francese è il carattere della musica di quest’opera che recupera la magniloquenza formale della tragédie-lyrique e le aggiunge l’intimismo di una delicata vicenda amorosa ambientata in una natura di protoromantica presenza, il fervore libertario che ha scosso l’assolutismo delle monarchie d’Europa, un respiro cosmico di panteistico vitalismo, lo splendore di un’orchestrazione coloratissima.

La lingua francese consente poi di rispettare una vocalità che non ricerca il virtuosismo di forza del belcantismo acrobatico, ma privilegia l’armonioso fraseggio di una melodia espressiva e distesa: nella lingua francese, il canto di Arnold rimane l’ultimo peana del raffinato tenore rossiniano; nella lingua italiana diventa il primo lampo dell’eroico tenore romantico. In entrambi i casi rimane un ruolo di difficoltà leggendaria, ma nel primo caso richiede un interprete belcantista di morbida e duttile vocalità, nel secondo un tenore di grande potenza e di nervosa accentuazione.

La morte di Didone, composta negli anni di studio da un Rossini miracolosamente precoce, attesta in modo perentorio la vocazione drammatica di questo compositore passato paradossalmente alla storia come il genio dell’opera comica. Il programma di questo concerto accosta così la prima e l’ultima creazione di un grande solitario che nel breve volgere di un ventennio seppe chiudere definitivamente la civiltà musicale barocca e neoclassica per aprirsi all’inquieta ambiguità del mondo moderno, saltando a piè pari l’esperienza romantica e verista. Come risulta evidente, già in questa temeraria e fremente composizione la vocalità rossiniana dispiega appieno il potenziale espressivo di un virtuosismo capace di raggiungere il vertice del tragico.

Alberto Zedda

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